"Un bicchiere di vino al giorno, toglie il cardiologo di torno" è uno dei tanti detti popolari legati al consumo del vino.
Ma è davvero così?
Da sempre, l’attenzione al consumo di alcol si è focalizzata sugli eccessi, infatti, è risaputo che il consumo eccessivo di alcol sia un fattore negativo per la salute. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) già dal 1988 ha infatti classificato l’alcol come una sostanza tossica e cancerogena appartenente al gruppo 1 (sostanze sicuramente cancerogene per l’uomo).
Di contro, per tradizione, bere un bicchiere al giorno è sempre stato associato ad una percezione di buona salute. Il consumo di alcol in compagnia è uno dei gesti di socialità più antichi del mondo.
Ma perché siamo così portati a bere alcol quando siamo insieme agli altri?
Consumare alcolici è un gesto sociale radicato nella società, aperitivi, cene, festeggiamenti e ricorrenze sono sempre associate all’alcol e quando si è in compagnia raramente si rinuncia a un calice di vino o a una pinta di birra.
Ha fatto molto discutere sul tema l'approvazione dell’Unione Europea nei confronti dell’Irlanda, che vuole inserire sulle etichette di vino, birra e alcolici diciture simili a quelle che ci sono sui pacchetti di sigarette. Sulle bottiglie si potrebbero trovare frasi come “l’alcol provoca malattie del fegato” oppure “alcol e tumori sono collegati in modo diretto”.
Allora non è vero che un bicchiere di vino ci fa bene?
Se per alcuni aspetti determinate bevande alcoliche, come ad esempio il vino, contengono anche composti che sono stati associati ad effetti positivi sulla salute cardiovascolare, questi non sembrano essere sufficienti a confermare un effetto salutistico legato al basso consumo di alcol.
Infatti, un recente studio inglese ha messo in discussione dati precedentemente pubblicati che sembravano osservare effetti protettivi sulla salute cardiovascolare nei consumatori di basse quantità di bevande alcoliche.
Lo studio, pubblicato su Clinical Nutrition, ha preso in considerazione un campione molto ampio (350000 partecipanti) e ha dimostrato che anche un consumo ridotto (circa 1 unità alcolica a pasto) non riduce il rischio di eventi cardiovascolari e non è protettivo per la salute.
Il consumo di alcol rimane dunque appartenente alla categoria degli alimenti “voluttuari” per i quali il suggerimento è di non consumarli o di averne un consumo limitato e occasionale.
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