IL LATTE - Fa bene o fa male?
- Dott.ssa Irene Morino
- 29 mag
- Tempo di lettura: 2 min
Negli ultimi anni, il latte vaccino è diventato oggetto di un acceso dibattito, spesso alimentato da una crescente disinformazione. Le notizie veicolate dai mass media e diffuse sul web, prive di un adeguato contesto scientifico, finiscono per generare confusione più che consapevolezza, soprattutto tra chi non ha una solida base in ambito nutrizionale.
Le opinioni si dividono nettamente. Da un lato c’è chi considera il latte un alimento completo, utile durante l’infanzia per supportare la crescita e in età adulta per contribuire alla prevenzione dell’osteoporosi. Dall’altro, c’è chi lo ritiene superfluo – se non dannoso – dopo lo svezzamento, a causa della fisiologica riduzione dell’enzima lattasi, necessario per digerire il lattosio.

Negli ultimi anni si è assistito a un progressivo aumento del consumo di bevande vegetali alternative al latte, anche da parte di persone che non presentano alcuna intolleranza al lattosio. Questa tendenza, spesso dettata da scelte non basate su reali esigenze nutrizionali, può comportare la rinuncia a importanti nutrienti essenziali per l’organismo.
Il latte vaccino, infatti, rappresenta una fonte preziosa di calcio, magnesio, potassio e altri micronutrienti fondamentali, in particolare per il benessere del sistema scheletrico. Inserito in un’alimentazione equilibrata, il latte contribuisce al corretto metabolismo osseo ed è un alleato nella prevenzione di diverse patologie legate alla fragilità ossea.
La sua importanza si riflette anche nella storia dell’alimentazione umana: già in epoche antiche, i nostri antenati ne facevano uso per la produzione di formaggi, più facilmente conservabili. Una mutazione genetica casuale avvenuta in alcune popolazioni ha favorito la persistenza dell’enzima lattasi anche in età adulta, garantendo così un vantaggio evolutivo attraverso l’assimilazione del latte come fonte stabile di nutrimento.

Oggi è noto che in alcune popolazioni, come quelle del Nord Europa, dove il latte è storicamente considerato parte integrante di una dieta sana ed equilibrata, la persistenza dell’enzima lattasi in età adulta è particolarmente diffusa. Ciò dimostra che, se stimolata nel tempo, l’attività dell’enzima può mantenersi attiva, consentendo la digestione del lattosio anche negli adulti.
In linea con questa evidenza, l’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) sottolinea che il latte non dovrebbe essere escluso dalla dieta, se non nei casi accertati di intolleranza al lattosio, diagnosticati attraverso test clinici specifici. Al contrario, per la popolazione generale, il consumo quotidiano di latte è raccomandato come parte di un’alimentazione equilibrata.
Vorrei quindi ricordarvi, che:
La salute deve essere basata sull’evidenza scientifica e non su opinioni!
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